sabato 28 gennaio 2012

giovedì 26 gennaio 2012

COMUNICATO STAMPA

Con riferimento alla nota vicenda dell’inceneritore di San Dalmazio, mercoledì 25 gennaio u.s. sono usciti su "Gazzetta di Modena" e "Resto del Carlino" due articoli nei quali si affermava che la signora Minozzi e la ditta Modena Bio Energy avrebbero presentato un ricorso anche contro il Comitato civico di San Dalmazio.
Riteniamo doveroso specificare che il ricorso in oggetto è invece contro il Comune di Serramazzoni e contro il SUAP della Comunità Montana del Frignano: per la precisione, il ricorso impugna l'atto di archiviazione della pratica di voltura dell'11-11-2011 e l'atto di annullamento in autotutela del 16-11-2011. Tali atti sono stati prodotti da Comune e SUAP, non certo dal Comitato, che non avrebbe avuto ovviamente la possibilità e il potere di emanarli: il Comitato si è limitato solamente a evidenziare, nelle sedi opportune, i profili di illegittimità che erano presenti negli atti autorizzativi originali. Il Comitato di San Dalmazio, pertanto, non è coinvolto nel contenzioso (se non indirettamente, in qualità di contro-interessato), non può entrare nel merito dell’oggetto del ricorso, né può difendere atti che non avrebbe potuto in alcun modo contribuire a produrre: nessuno meglio di Comune e SUAP può difendere i loro stessi atti.
A tal proposito, ricordiamo inoltre che il Comitato ha già presentato un proprio ricorso al TAR, disponibile agli atti, che peraltro potrebbe essere tranquillamente utilizzato da Comune e SUAP per integrare il loro controricorso, qualora lo ritenessero opportuno. Va però precisato che contro il ricorso promosso dal Comitato lo stesso Comune ha già dato incarico di difesa all’avvocato Della Fontana (clicca qui).
Ricordiamo infine che il Comune ha più volte pubblicamente ammonito il Comitato, invitandolo a lasciar risolvere la questione all’amministrazione,  dichiarando in particolare, per quanto riguarda il ricorso al TAR promosso dal Comitato, che si erano fatti spendere inutilmente soldi ai cittadini. Ci sembra pertanto paradossale l’invito che ci viene rivolto ora a difendere atti della cui validità il Comune era sicuro, facendo spendere ancora altri soldi alle persone per difenderci da un ricorso che, lo ripetiamo ancora, non è rivolto contro di noi.
Il Comitato è quindi estraneo a questo contenzioso, rispetto al cui oggetto non ha nessuna responsabilità e, conseguentemente, non ne avrà rispetto al suo esito, che auspichiamo tutti possa essere positivo per la nostra battaglia.

mercoledì 18 gennaio 2012

HANNO IMPUGNATO

E' arrivata stamattina presso la sede del Comitato la copia del ricorso al TAR promosso dalla ditta proponente contro Comunità Montana del Frignano (SUAP) e contro Comune di Serramazzoni.
La ditta proponente impugna gli atti del 16-11-2011(annullamento in autotutela) e del 11-11-2011 (archiviazione della domanda di voltura) chiedendone l'annullamento, previa sospensiva, per potere riprendere i lavori.

sabato 14 gennaio 2012

SIAMO IN ATTESA

Nella riunione del direttivo di ieri sera abbiamo fatto il punto della situazione.
Siamo in attesa che scadano i termini di 60 gg a disposizione della ditta proponente per impugnare al TAR l'atto di annullamento in autotutela e l'archiviazione della pratica di voltura.
Riteniamo che la scadenza sia fissata indicativamente per il 20 gennaio 2012, quindi siamo vicini ad un primo risultato; come anticipato nell'ultima assemblea generale (27-11-2011) ricordiamo i 3 possibili CASI che si prospettano:

CASO 1) La ditta proponente ricorre al TAR entro il 20 gennaio 2012:

  • il ricorso al TAR già promosso dal Comitato contribuisce a rafforzare l'atto di annullamento congiunto di Comune e Suap contro cui la ditta proponente intende ricorrere
  • il Comitato rimane attivo fino a sentenza del TAR
  • il Comitato rimane attivo fino al ripristino dello stato dei luoghi
CASO 2) La ditta proponente NON ricorre al TAR entro il 20 gennaio 2012:
  • il Comitato rimane attivo con funzione di OSSERVAZIONE fino a sentenza del TAR sul ricorso promosso dal Comitato stesso e fino al ripristino dello stato dei luoghi
  • il Comitato farà accesso agli atti periodicamente per controllare che non vengano presentati altri progetti di impianti a biomasse o inceneritori
CASO 3) La ditta proponente presenta un nuovo progetto:
  • verrà convocata una nuova assemblea generale per modificare lo statuto del Comitato e discutere la situazione
In attesa di ulteriori sviluppi, iniziamo a chiedere all'Amministrazione del Comune di Serramazzoni (prima di entrare in campagna elettorale) di procedere subito con l'ordinanza di "Ripristino dello stato dei luoghi EX-ANTE" in via Corniola Grocci.

venerdì 13 gennaio 2012

CONSIGLIO DIRETTIVO 13-01-2012

Questa sera ore 21 è convocata la riunione del consiglio direttivo presso la sede del comitato.

Grazie


lunedì 9 gennaio 2012

INCENTIVI ALLE BIOMASSE AGRICOLE



Confederazione Italiana Agricoltori ha inviato ai ministri Catania, Clini e Passera un documento in cui il suo Presidente, Giuseppe Politi, presenta una serie di proposte riguardanti il settore delle energie rinnovabili in ambito agricolo.
In particolare, il testo si focalizza ovviamente sulla questione degli incentivi per gli impianti che forniscono energia elettrica da biomasse: si tratterebbe di erogare maggiori contribuiti agli impianti più piccoli, diminuendo i finanziamenti in maniera progressiva con il crescere della potenza, fino a 1MWe. La produzione di energia elettrica non dovrebbe comunque avvenire per esclusivo autoconsumo, ma in vista della sua immissione sul mercato energetico.

In altre parole, proprio la Confederazione degli Agricoltori, che dovrebbe avere a cuore le sorti del territorio e l’uso primario dei terreni per il settore agroalimentare, spinge fortemente per uno spostamento d’interesse verso un settore – quello dell’energia da biomasse – che, di per sé evidentemente non redditizio, se necessita di incentivi, si vuole tuttavia portare ad essere dominante.

Ci domandiamo perché. E la risposta, naturalmente, è che devono essere sostenuti a tutti i costi gli interessi di grandi gruppi, quelli che dominano il mercato delle cosiddette rinnovabili: non dimentichiamo infatti che fra i maggiori sostenitori delle energie pulite ci sono alcune tra le multinazionalli più potenti al mondo, che gestiscono le nuove tecnologie (tra cui le nanotecnologie e l’ingegneria genetica) in grado di trasformare le biomasse in prodotti altamente redditizi.

A pagare, altrettanto naturalmente, sono sempre i cittadini, sia con i propri denari che vanno a costituire gli incentivi statali, sia con la propria salute, danneggiata dal proliferare di impianti sul territorio. Sì, perché le biomasse non sono innocue, non sono pulite, non hanno un impatto zero sull’ambiente, come si tenta di far credere, bensì al contrario incidono notevolmente sull’inquinamento atmosferico, anche attraverso la produzione di polveri sottili.
Ciò è talmente vero che, ad esempio, il Comune di Ancona ha recentemente diffuso un’ordinanza mirata a limitare fortemente l’uso di qualsiasi impianto a biomasse già esistente sul territorio (compresi i camini domestici, se presente altra fonte di riscaldamento), a partire dal 29 dicembre u.s., proprio per cercare di contenere gli elevati livelli di inquinamento sul territorio comunale.

E’ pertanto inaccettabile che si ignorino dati di fatto inoppugnabili e si prosegua imperterriti verso la devastazione sistematica del territorio, sia quello già gravemente compromesso dagli insediamenti industriali, sia quello ancora (per poco?) relativamente pulito. Per di più, incoraggiando gli agricoltori a destinare terreno alla produzione di materiali da bruciare!

Si devono evitare simili aberrazioni; si deve evitare di saccheggiare le risorse boschive, danneggiando il territorio sia attraverso la realizzazione di strade per permettere l’accesso ai boschi, sia attraverso l’abbattimento dei naturali sistemi drenanti che evitano frane e smottamenti; si deve evitare di pensare che molti impianti piccoli non siano dannosi, perché il bilancio complessivo è ugualmente inquinante.

E’ quanto mai urgente una revisione della normativa che introduca una disciplina più rigida nell’attuale caos, che, di fatto, permette e anzi agevola la realizzazione quasi incontrollata degli impianti a biomasse, attraverso l’introduzione di una serie di valutazioni d’insieme che vadano a considerare attentamente il contesto generale entro cui tali impianti andrebbero a inserirsi.

mercoledì 4 gennaio 2012

LA TRUFFA DELLA BIOMASSA


Torniamo sull’argomento biomasse, quanto mai attuale in Italia e nella nostra Regione, prendendo spunto da un volume uscito a cura dell’ETC Group, significativamente intitolato Earth Grab (Il furto della terra), i cui contenuti sono stati ripresi in questi giorni in rete e dalla stampa internazionale, fra cui “The Ecologist” (in italiano, si possono leggere gli articoli usciti sul "Manifesto" e sul "Corriere della sera" ).

Ciò su cui si punta a richiamare l’attenzione è un fatto molto semplice, osservabile, alla portata di tutti: a livello planetario, l’esiguità delle biomasse – già abbondantemente saccheggiate per gli usi più disparati – basta appena a garantire le funzioni ecologiche di base per un corretto equilibrio dell’ecosistema: regolazione del clima, del ciclo dell’acqua, protezione contro i fenomeni di erosione etc. Da ciò, un’ovvia e conseguente domanda: le ridotte riserve disponibili come potranno reggere all’attacco dei “signori delle biomasse”, i Biomassters delle grandi multinazionali (Monsanto, DuPont, BP etc.), le quali, in nome di una sedicente “economia verde” (che in realtà non è affatto tale), sono pronti ad azzerarle?

Il ciclo perverso che si profila può essere descritto, ad esempio, partendo dal caso dell'energia da biomassa. Anziché cercare strade alternative sostenibili, attualmente molte amministrazioni e molti governi incentivano gli impianti a biomassa, proponendoli come soluzione per la produzione di energia “pulita” ma anche, non tanto secondariamente, per la gestione dei rifiuti.
In altre parole, creano un mercato artificialmente e artificialmente lo sostengono (attraverso il meccanismo dei finanziamenti concessi agli imprenditori), senza risolvere il problema a monte, ma semplicemente spostandolo nello spazio e nel tempo: nello spazio, andando a cercare la biomassa dove c’è (per ora), cioè nei paesi del Sud del mondo; nel tempo, semplicemente ritardando (di pochi anni) il momento in cui nemmeno la biomassa potrà più sostituire i combustibili fossili. 

Ma, a differenza del petrolio, la biomassa è indispensabile all’uomo per la vita. Senza contare che gli approvvigionamenti di biomassa da parte delle multinazionali si basano sul furto della terra a danno delle popolazioni indigene (di Africa, Asia e Sud America). Senza contare che, nel tentativo di incrementarne la produzione, si ricorrerà a interventi chimici e genetici che distruggeranno la biodiversità e comprometteranno gravemente l’ecosistema. Senza contare che, nel caso del nostro esempio, la biomassa deve essere trasportata nei rispettivi Paesi di utilizzo e questo provocherà inquinamento. Senza contare che in loco verrà bruciata, spesso insieme a rifiuti di varia tipologia, generando ulteriori forme di inquinamento.

Come si può avere il coraggio di chiamare "bioeconomy" o "green economy" questa enorme speculazione finanziaria? Come si può chiamare "pulita" l'energia prodotta in questo modo?
E' tempo di comprendere la necessità urgente e improcrastinabile di cambiare strada e cercare soluzioni radicalmente diverse, davvero sostenibili nel lungo periodo.